Secondo quanto ricostruito dalla Dda di Bologna, dopo che il commercialista reggiano Mauro Macchiaverna era finito sotto pressione estorsiva, nell’aprile 2014 Marco Gibertini si sarebbe inserito con minacce al professionista, a cui riferiva “di avere avuto incarico dai mandanti della estorsione – si legge nel capo d’imputazione – di fornire informazioni sulle abitudini di vita” dell’allora fidanzata. Parole mirate per la Dda in modo di “fare intendere l’esistenza di rischi per l’incolumità della donna” e così Gibertini “compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere il commercialista a corrispondergli una imprecisata somma di denaro in corrispettivo di un suo intervento a tutela” sia della donna (che il giornalista conosceva) sia del professionista. E sempre per gli inquirenti si era avvalso “della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo”, vale a dire che il volto tv avrebbe agito come longa manus della cosca ’ndranghetista egemone nel Reggiano. Accuse che Gibertini – attualmente in cella a Parma dove sta scontando la condanna definitiva di Aemilia – nega decisamente.