VENTASSO. Slitta la riapertura delle piste sciistiche, rispetto alla data che inizialmente era stata indicata come “papabile” dallo stesso presidente del consiglio, Conte: non più il 7 gennaio, ma il 18. Una data che dalle associazioni di settore viene indicata come «l’ultima possibile» per avviare una stagione che già ora nascerebbe fortemente menomata, in una situazione assolutamente paradossale, visto che sul crinale appenninico, ad esempio a Cerreto, c’è una quantità di neve come non si vedeva da anni. Gli ultimi giorni hanno aggiunto un altro mezzo metro di neve fresca su un fondo piste che sarebbe già stato eccezionale.
Il tema della riapertura è molto dibattuto sia a livello nazionale che regionale.
Fa capo ad Anef circa il 90% delle aziende funiviarie italiane, distribuite sia nei territori alpini, sia in quelli appenninici, sia nelle isole.
Sul tema è intervenuto anche il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, anche in veste di presidente della conferenza delle Regioni: «Erano soprattutto le Regioni alpine a dire che non erano pronte per ripartire il 7 gennaio. Abbiamo pensato che il 18, come Regioni, potesse essere una data congrua. Il tutto considerando comunque che i casi di coronavirus stanno aumentando in questi giorni. Il virus circola ancora e bisogna stare molto attenti agli assembramenti. Ai maestri di sci dell’Emilia Romagna (che avevano manifestato in Regione prima di Natale, ndr) dico che ristoreremo, tra gennaio e febbraio, un milione di euro con risorse della Regione per dare un bonus a fondo perduto e un po’ di ossigeno per la fatica e le difficoltà di questi mesi. Così come abbiamo fatto presente al Governo che, per quanto riguarda i gestori degli impianti, servono parecchi milioni di euro per ristorarli. Noi come Regione li aggiungeremo. Tra gennaio e febbraio invece arriveremo a 40 milioni per tutte le categorie colpite: 22 milioni a bar e ristoranti, 3 milioni a discoteche e sale da ballo, 3 milioni tra palestre e piscine, e non solo». —
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