reggio emilia. Un dossier e diversi allarmi – circostanziati – sul radicamento della criminalità organizzata nella nostra regione, facendo riferimento a quel che è successo con la maxi inchiesta Aemilia, quando il risveglio nel 2015 fu davvero duro per la politica e per la consapevolezza dei cittadini. Riflessioni preoccupate che giungono dall’associazione antimafia Libera, con Bologna come centro propulsivo da cui irradiare messaggi mirati. In un recente incontro online Andrea Giagnorio – responsabile organizzativo di Libera Bologna – è andato al sodo: «Purtroppo il tema non è centrale per il futuro nella visione dei cittadini – ha affermato – pensiamo al traffico, mi viene in mente la battuta di Roberto Benigni in “Johnny stecchino”. Pensiamo alle difficoltà economiche, al turismo, all'ambiente. Si pensa a tanti temi, anche a quello della sicurezza, ma non lo si inquadra dal punto di vista generale della criminalità organizzata». Eppure, la mafia c'è, come in tutto il nord Italia, anche se tende a farsi vedere meno che altrove: «Soprattutto nella nostra regione, perché magari in Lombardia ad esempio è diverso, qui non si mira tanto al controllo del territorio quanto più all’arricchimento e al potere economico». Per Libera è fondamentale il ruolo che possono rivestire i beni e luoghi confiscati alle organizzazioni criminali, che l’associazione chiede di riutilizzare e di farlo soprattutto con progetti di carattere sociale: questi luoghi «vorremmo fortemente che fossero conosciuti e riconoscibili – ha rimarcato Giagnorio – affinché i cittadini si rendano conto di quanto la criminalità organizzata sia presente». Poi in un dossier – presentato a Bologna all’interno del Festival dell’informazione libera e dell’impegno – un altro grosso problema che crea allarme: le crisi rappresentano una ulteriore opportunità di espansione dell’economia criminale e mafiosa. «Le mafie – ha detto Sofia Nardacchione, responsabile del settore Informazione di Libera Bologna – non si fermano in tempi di crisi ma elaborano nuovi strumenti e strategie d’azione per arricchirsi ed entrare in nuovi mercati da sfruttare a proprio beneficio. Oggi siamo in una fase nuova: un’emergenza sanitaria che non avevamo mai vissuto prima. In un contesto di difficoltà economica per tutti i settori produttivi, le associazioni mafiose mirano a consolidare le proprie attività. E, allo stesso tempo, cercano anche nuovi possibili mercati nei quali espandere la propria influenza: tra questi c’è quello sanitario, dove l'azione mafiosa già esercita potere da tempo». —
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Libera: «Si risveglino le coscienze La mafia resta radicata in Emilia»

Riflessioni preoccupate per il silenzio che attornia la criminalità organizzata divenuta ancor più pericolosa con la crisi da pandemia