REGGIO EMILIA. Non una semplice banda, bensì un gruppo di professionisti specializzati in colpi notturni per depredare bar e stazioni di servizio: una vera e propria associazione a delinquere. Questi i contorni dell’operazione denominata “Ariete” perché il marchio di fabbrica del gruppo – accusato di aver messo a segno 22 colpi (sei dei quali non riusciti) – era la spaccata con auto utilizzate come ariete. Al termine di un’indagine dei carabinieri di Reggio, durata oltre un anno e mezzo, causa “congelamento” per il lockdown Covid, è scattata la cattura nei confronti dei responsabili, tutti sinti stanziali tra Reggio e Modena, residenti in quattro campi nomadi (Bagnolo in Piano, Novi e Carpi di Modena e Reggio Emilia, con base nel campo cittadino di via del Cantonazzo), che spaziavano nelle loro scorribande tra Modena e Parma, con un affiliato rintracciato nel Ferrarese.
L’indagine è partita subito dopo l’estate dell’anno scorso, quando l’attenzione dei carabinieri di Novellara si è concentrata su un distributore di carburante del paese, dove i ladri avevano tentato di aprire la cassaforte senza riuscirvi. Il punto di partenza sono state le immagini delle telecamere, ma ben presto i militari hanno raccolto una serie di informazioni notando singolari coincidenze con precedenti colpi avvenuti tra la Bassa e la città, a partire da luglio.
Un’indagine lunga, fino al blitz all’alba di ieri, che ha visto schierato un centinaio di carabinieri del comando di Reggio, con i colleghi di Modena e Parma, del quinto reggimento mobile dell’Emilia-Romagna, il tredicesimo nucleo elicotteri di Forlì e un drone di ultima generazione, della polizia provinciale, che ha immortalato l’operazione dall’alto.
I colpi sono avvenuti tra il primo luglio 2019 (un bar a Rio Saliceto) e il 12 marzo 2020 (un bar ad Albinea), quando l’attività criminale è stata congelata dalla pandemia. I bar, insieme alle stazioni di servizio, erano i bersagli preferiti dal gruppo, per i soldi di slot, cambiamonete, registratori di cassa o casseforti; ma la banda non disdegnava gioiellerie, un supermercato Conad (il 30 gennaio 2020 a Rio Saliceto) e negozi, come quello di abbigliamento di griffe (l’unico) di Langhirano, nel Parmense, cui spetta il primato del bottino più fruttuoso (45mila euro).
Il bottino complessivo si è aggirato sui centomila euro, con danni alle strutture maggiori del ricavo: come ad esempio in un distributore, dove per depredare duemila euro sono stati provocati 18mila euro di danni.
L’organizzazione era ben strutturata e si muoveva, secondo un piano rodato, sempre di notte. Dopo aver eseguito minuziosi sopralluoghi, ad agire era un gruppo maschile diviso in due auto: sulla prima gli esecutori materiali, che lanciavano la macchina in retromarcia contro serrande e vetrine, mentre in due arraffavano merce e denaro caricando la refurtiva nel bagagliaio. Sapevano di avere pochi secondi a disposizione dopo aver fatto scattare l’allarme e agivano con celerità, né avevano timore delle telecamere visto che le targhe apposte sull’auto ariete erano fasulle. Sull’altra auto i due “pali”, che svolgevano la funzione di staffetta e sentinella. La merce veniva poi piazzata, tramite intermediari compiacenti, nei mercati. Non si esclude che possano essere ricondotti al gruppo altri raid. —
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