REGGIO EMILIA. Un’altra pioggia di scioperi ieri nelle aziende della nostra provincia. L’emergenza Covid non ha mitigato la spinta dei metalmeccanici che anche ieri si sono mobilitati con una nuova pioggia di scioperi nelle aziende della nostra provincia. Lo sciopero ha coinvolto nuovamente aziende che già nei giorni scorsi avevano spontaneamente reagito alla rottura del tavolo negoziale da parte di Federmeccanica.
Per le ultime due ore del turno hanno incrociato le braccia, ieri mattina, i dipendenti della Rovatti Pompe, della Vp Italy (ex Vertex), della Comer, dell’Argo Tractors di Luzzara, della Carpenfer, della Mobirolo, della Puntomec, della Meta System, della Still, della Gianni Ferrari e della Spal. «Lo sciopero non è una festa: è un sacrificio – dichiarano Simone Vecchi, Giorgio Uriti e Jacopo Scialla, segretari generali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil – L’intransigenza, tutta ideologica, della Confindustria è, vista la fase drammatica che stiamo vivendo, una scelta irresponsabile. Viene chiesta libertà di licenziamento, si pretende di congelare i salari ma nel frattempo si chiedono soldi pubblici: manca il senso del limite. Tra i metalmeccanici prevale la preoccupazione per l’attuale situazione epidemica – ci tengono a sottolineare Fim Fiom e Uilm – e c’è rabbia perché si teme che una parte degli industriali voglia utilizzare la contingente tragedia sanitaria per superare definitivamente il contratto nazionale, congelando i salari all’inflazione e riducendo le tutele normative».
Gli scioperi sono avvenuti il giorno dopo la più grande riunione sindacale a distanza che la nostra provincia abbia mai visto, tenutasi ieri con quasi trecento delegati sindacali collegati in video conferenza per discutere con Fim Fiom Uilm del rinnovo contrattuale e dello sciopero. Le Rsu di oltre cento aziende, in rappresentanza di circa ventimila lavoratrici e lavoratori metalmeccanici, si sono confrontati dagli schermi di pc, tablet e smartphone per organizzare lo sciopero generale indetto a seguito della rottura del negoziato con Federmeccanica, lo scorso 7 ottobre, per il rinnovo del contratto nazionale. Nella riunione è emerso chiaramente come i metalmeccanici reggiani rifiutino, bollandola come “immorale”, la contrapposizione tra “la salute e il contratto”, e auspichino che i propri datori di lavoro diano segnali in questa direzione, evitando di esasperare gli animi, già tesi per le conseguenze sociali dell’epidemia.