CANOSSA. Un albergo diffuso, tra borghi, ex cascine coloniche, ex case religiose e rustici collocati tra il castello di Canossa e quello di Rossena. Fattorie agricole per la produzione di grani e frutti antichi, oliveti e vitigni, non solo nel territorio di Canossa, ma lungo quell’area pedecollinare della provincia reggiana che è tra le più belle dal punto di vista paesaggistico e meno attrezzate per il turismo. Questo sarà il futuro di quel pezzo di territorio.
Ed è solo l’ultima frontiere, perché la famiglia Bartoli, dopo la cessione dell’industria di prodotti per case farmaceutiche di famiglia, la Ice, nel febbraio dell’anno scorso a un fondo americano di investimento per 700 milioni di euro, nel giugno scorso è arrivata in soccorso della Pallacanestro Reggiana con Veronica Bartoli, sorella di Luisa diventata presidente della Grissin Bon. Ma nella storia ancora da scrivere dello sviluppo di Canossa e dintorni c’è un quarto co-protagonista: la Diocesi di Reggio Emilia e dunque la parrocchia di San Biagio, che ha ceduto agli imprenditori reggiani l’ex casa del clero, distante poche decine di metri dal rudere del castello, in cambio dei lavori di ristrutturazione della chiesa «che stava crollando – spiega l’architetto Soragni – e i cui lavori sono ormai praticamente terminati».
Ma andiamo con ordine. Cosa accadrà, dunque, nel territorio di Canossa, da qui a qualche tempo, con le cinque varianti recentemente adottate e in attesa di approvazione definitiva? Sulla scacchiera degli interventi di riqualificazione il “re” e la “regina” stanno nel borgo di Riverzana dove verranno realizzate una dozzina di camere, un agriturismo e una spa «con una capacità edificatoria – prosegue Soragni – che passa da 3.700 a 2.900 metri quadrati». Proprio ai piedi del castello di Canossa, di fianco al nuovo parcheggio, verrà abbattuto e ricostruito ex novo un edificio colonico (la cui superficie edificabile aumenterà) e che ospiterà un punto vendita di prodotti locali, un ristorante e un bar caffetteria e camere.
«Questo per dare modo ai circa 30.000 turisti che ogni anno salgono al castello e fanno base al parcheggio – spiega l’architetto – di poter trovare un punto di ristoro e eventualmente acquistare le specialità locali». Si passa poi di fianco alla chiesetta di San Biagio con la trasformazione dell’ex casa del clero (ceduta dalla Diocesi) e della ex casa del curato, la prima da restaurare in parte e in parte da ricostruire per essere trasformata in un centro congressi e la seconda da abbattere e ricostruire per realizzare tra le 6 e le 8 camere da affittare. Ultimo tassello: il rustico nei del castello di Rossena, da trasformare in una piccola struttura ricettiva con 2 camere. E il gioco è fatto.