REGGIO EMILIA. Chiunque si sia trovato in piazza Matteotti, nel cuore di Brescello, non ha potuto fare a meno di scattare una foto, farsi un selfie o farsi immortalare da qualcuno accanto alle statue di Peppone e di Don Camillo, simboli del paese e della celebre saga guareschiana. Lo fanno i turisti, lo fanno i cittadini, ma anche politici in visita a Brescello e amministratori.
Forse non sapeva, Salvini, che l’endorsement di Peppone non porta sempre bene. Anzi. Tutti quelli che, in piazza a Brescello, hanno fatto foto con Peppone hanno visto naufragare le loro ambizioni. Ha pensato il colpo a effetto, Salvini, ma non è certo arrivato primo: basti pensare all’ex leader del Partito Democratico, che era arrivato a Brescello il 20 ottobre 2012, in piena campagna elettorale in vista delle Primarie con Pierluigi Bersani, che poi sconfisse il “rottamatore”.
E che dire dell’ex sindaco Marcello Coffrini? Il 21 aprile 2016 scelse la statua di Peppone come location per l’intervista in cui commentava la decisione del Consiglio dei ministri di sciogliere, per mafia, l’amministrazione comunale di Brescello, che aveva guidato fino a due mesi prima.
Ieri, in risposta a Salvini, anche Andrea Costa, segretario provinciale Pd e candidato consigliere alle Regionali, è andato a “interrogare” Peppone. «Mi ha risposto “che no, non ti vota e non ti voterebbe”», ha riferito su Facebook.