POVIGLIO. «Finché non accade la tragedia questa situazione non cambia». È pesante lo sfogo della signora Donatella Tassi, mamma di una studentessa che ogni giorno prende l’autobus Seta da Poviglio alle 6.57 per recarsi a scuola a Reggio. È una situazione grave e pericolosa quella che la madre di questa studentessa segnala.. Ogni giorno, infatti, sono tantissimi gli studenti che si servono del trasporto pubblico di Seta in direzione dei plessi scolastici reggiani. Questi giovani studenti, forse perché la mattina la voglia di andare a scuola è molto scarsa, si recano in ritardo alla fermata della stazione centrale di Poviglio in via Nevicati da dove l’autista, che ha già il mezzo sovraffollato, parte alle 6.57.
In questo caso arrivano i pericolosi problemi che segnala la stessa signora. «Ogni mattina devo assistere a scene allucinanti con ragazzi che si lanciano contro l’autobus per prendere un posto a sedere. Oltre a mettere in pericolo la loro vita, mettono in pericolo anche quella dell’ autista che ogni mattina ha un infarto tutte le volte che si deve fermare per evitare di investire un ragazzo».
«Purtroppo i casi di sovraffollamento degli autobus-continua la signora Tassi- si registrano quasi quotidianamente. I ragazzi, il più delle volte, sono propensi a spintonarsi e far delle gare a chi prende per prima il posto a sedere. Questa, quindi, è una situazione che deve cambiare». L’appello della signora, unito anche alla segnalazione dei tanti autisti che, ogni giorno, assistono e mettono in pericolo la propria professione di fronte a situazioni del genere, è già stato sottoposto alla visione dei carabinieri di Poviglio, nonché ai vertici di Seta e dell’amministrazione comunale. Come si potrebbe risolvere questa grave situazione? La soluzione prova a darla la stessa signora che ha segnalato il tutto dichiarando:«chiedo cortesemente un intervento di controllo e moderazione per non addivenire ad incidenti spiacevoli e disgrazie annunciate, tenendo conto della particolare attenzione anche degli stessi genitori dei ragazzi». —