REGGIO EMILIA. Trenta milioni di euro di risarcimento, di cui 25 chiesti dall’avvocato Valeria de Biase per il Comune di San Felice e dei suoi cittadini.
È il conto - provvisorio - che la Bassa ha presentato ad Augusto (in foto) Bianchini, all’apertura del dibattimento del processo Aemilia, mercoledì a Reggio. Il pentito Giuseppe Giglio - amico in affari di Bianchini - ha infatti acceso i riflettori sugli appalti pubblici aggiudicati a suo tempo alla ditta dell’imprenditore di San Felice, oggi in amministrazione e tutela giudiziaria. Una rivelazione (per avere gli appalti bisognava “oliare”, gli avrebbe detto Bianchini) con la conseguente necessità per la Dda di cercare - questa volta - chi siano stati i beneficiari di quelle “oliazioni”, cui il pentito si riferisce. Quantificare la cifra dei 25 milioni non è stata una perizia riassuntiva dei danni ma la cifra della perizia presentata dalla stessa Bianchini quando si provava a “tombare” con il cemento la famosa montagna di inerti all’amianto che si trova ancora nella sede della ditta Bianchini.