Due équipe chirurgiche altamente specializzate, una divisione di medicina generale e una immediata collaborazione fra le aziende ospedaliere di Reggio e di Parma, hanno salvato la vita ad una casalinga di 55 anni, abitante a Castelnovo Sotto, colpita da un tumore maligno (aggressivo e invasivo) che dal surrene sinistro si era esteso fino alla vena cava, vicino al cuore. La donna rischiava in ogni momento una morte improvvisa per embolìa massiva, ma in poche ore si è formata una «task force» fra i medici della prima divisione di chirurgia oncologica del Santa Maria Nuova, diretta dal primario Claudio Pedrazzoli, e i sanitari della clinica cardiochirurgica dell'università di Parma.
Questa preziosa collaborazione, con l'assistenza dei colleghi della Medicina prima dell'ospedale reggiano, ha risolto un caso chirurgico molto raro e impegnativo.
La vicenda sanitaria ha riguardato una casalinga reggiana, che da diversi mesi soffriva di disturbi ormonali e di sintomi di debolezza.
In ottobre scorso la donna è stata ricoverata per accertamenti nella divisione di medicina prima, diretta da Ido Iori. Gli esami effettuati hanno evidenziato la presenza di un voluminoso tumore maligno della ghiandola surrenale sinistra, che si infiltrava anche nel rene e soprattutto che risaliva fino della vena cava, vicino al cuore, vena che risultava ostruita quasi completamente. Il tumore aveva raggiunto anche l'atrio destro del cuore.
In sostanza la donna rischiava una morte improvvisa per embolia, per cui sono stati interpellati i cardiochirughi dell'ospedale di Parma.
In pochi giorni, grazie alla collaborazione fra le aziende sanitarie di Reggio e di Parma, sono stati decisi tempi e metodi di intervento.
Così il 18 novembre, nella clinica cardiochirurgia dell'università di Parma, è stato effettuato il delicato e impegnativo intervento. Per 10 ore consecutive due équipe chirurgiche si sono alternate e hanno agito in contemporanea: i cardiochirughi hanno allestito la circolazione extracorporea e migliorato la circolazione coronarica mediante un by-pass, poi le due équipe hanno effettuato insieme la manovra più delicata, cioè la rimozione del tumore nella vena cava. Ripulito questo grosso vaso sanguigno, il cuore è stato rimesso in moto ed è stata ripristinata la normale circolazione sanguigna.
Da ultimo i chirurghi reggiani hanno effettuato l'asportazione del surrene e del rene malati.
Il decorso post-operatorio della paziente è stato regolare: dopo alcuni giorni nel reparto di terapia intensiva cardiochirurgica, la donna è stata trasferita nel reparto di degenza ordinaria e quindi è tornata all'ospedale di Reggio.
Ora la donna sta bene e nei prossimi giorni (forse oggi stesso) dovrebbe venire dimessa dal Santa Maria.
Dice il dottor Francesco Sandonà, uno dei chirurghi che ha eseguito l'intervento: «Al di là degli aspetti clinici e tecnici (senza dubbio interessanti e per certi versi spettacolari) di questo caso, ci sentiamo in dovere di sottolineare che l'esecuzione e il risultato positivo dell'intervento sono stati possibili sia per la professionalità dei diretti partecipanti (medici ed infermieri), sia per le sinergie organizzative che sono state messe in campo. Si deve infatti dare atto alle direzioni sanitarie delle due aziende ospedaliere della gestione dei problemi organizzativi che un tale evento ha comportato, e che sono stati risolti con rapidità, decisione ed efficacia».
«Ma ciò che più ci insegna questa esperienza - conclude Sandonà - è il valore della stretta collaborazione delle varie unità operative che si sono messe in gioco con impegno per risolvere un problema clinico secondo le diverse competenze. La divisione di Medicina prima ha studiato un difficile caso clinico ed ha preparato la paziente dal punto di vista medico e psicologico; la Chirurgia prima ha messo a disposizione chirurghi e strumentisti in grado di svolgere il compito, mentre i cardiochirurghi di Parma hanno accettato la nostra richiesta di aiuto, hanno completato lo studio clinico della paziente e hanno impostato la strategia operatoria».
Donna salvata in extremis
